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Regolamentazione sul territorio italiano ricerca con metal detector

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  1. rollaz
     
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    A chi appartiene un reperto archeologico rinvenuto nel sottosuolo?
    Secondo l'art. 91 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Appartenenza e qualificazione delle cose ritrovate) i reperti, in qualunque modo ritrovati nel sottosuolo o sui fondali marini, appartengono allo Stato e, a seconda che siano immobili o mobili, fanno parte del demanio o del patrimonio indisponibile (artt. 822 e 826 del codice civile).

    Cosa fare in caso di rinvenimento archeologico?
    L'art. 90 del Codice (Scoperte fortuite) prevede che chi scopre fortuitamente cose mobili o immobili indicate all'art. 10 (Beni Culturali) deve farne denuncia entro ventiquattro ore al soprintendente o al sindaco ovvero all'autorità di pubblica sicurezza e deve provvedere alla conservazione temporanea di esse nelle condizioni e nel luogo in cui sono state rinvenute. Lo scopritore ha però facoltà di rimuovere il reperto, per meglio garantirne la sicurezza e la conservazione, sino alla visita dell'autorità competente e, ove occorra, di chiedere l'ausilio della forza pubblica. Le spese sostenute per la custodia e rimozione sono rimborsate dal Ministero.

    E' previsto un compenso per gli scopritori?
    Sì. Secondo l'art. 92 del Codice (Premio per i ritrovamenti) il Ministero corrisponde un premio non superiore al quarto del valore delle cose ritrovate:
    - al proprietario dell'immobile dove è avvenuto il ritrovamento;
    - al concessionario dell'attività di ricerca;
    - allo scopritore fortuito che ha ottemperato agli obblighi previsti dall'articolo 92 del Codice. Nessun premio spetta allo scopritore che si sia introdotto e abbia ricercato nel fondo altrui senza il consenso del proprietario o del possessore.
    Il premio può essere corrisposto in denaro o mediante rilascio di parte delle cose ritrovate. In luogo del premio, l'interessato può ottenere, a richiesta, un credito di imposta di pari ammontare, secondo le modalità e con i limiti stabiliti con decreto adottato dal Ministro dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministro.

    Come si determina il valore del compenso?
    Il Ministero provvede alla determinazione del premio in base alla stima delle cose ritrovate (art. 93 Determinazione del premio).
    In corso di stima, a ciascuno degli aventi titolo è corrisposto un acconto del premio in misura non superiore ad un quinto del valore, determinato in via provvisoria, delle cose ritrovate.
    L'accettazione dell'acconto non comporta acquiescenza alla stima definitiva.
    In caso di disaccordo sulla stima definitiva, il valore è determinato da un terzo, designato di comune accordo o, se ciò non è possibile, nominato dal presidente del tribunale, su richiesta di una delle parti. Le spese della perizia sono anticipate dagli aventi titolo al premio.
    La determinazione del terzo è impugnabile in caso di errore o di manifesta iniquità.

    E'ammesso l'uso del metal detector per trovare oggetti?
    L'uso di un metal detector è di per sé consentito, poiché disponibile in libera vendita. Non è tuttavia consentita l'utilizzazione a fini di ricerche archeologiche; queste, infatti, debbono essere autorizzate dal Ministero (si veda, in proposito l'art. 89 Concessione di ricerca). Chiunque esegue ricerche senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall'amministrazione, è punito con l'arresto fino ad un anno e l'ammenda da euro 310 a euro 3.099.

    Si possono detenere oggetti archeologici?
    Il possesso di materiale archeologico è legittimo, a patto che non sia di provenienza illecita. In ogni caso è utile informarne la Soprintendenza. Tale comportamento consentirà di valutare la sua eventuale importanza e acquisire ulteriori conoscenze. Nel caso di reperti particolarmente interessanti dal punto di vista scientifico, la Soprintendenza avvierà le procedure per il vincolo. Il bene vincolato rimane nella piena disponibilità del proprietario, ma questi è tenuto a provvedere alla sua corretta conservazione, secondo le prescrizioni della Soprintendenza. In caso di vendita deve essere presentata denuncia entro trenta giorni alla Soprintendenza, ai fini dell'eventuale esercizio del diritto di prelazione.

    Si possono eseguire ricerche in una proprietà privata?
    Le ricerche archeologiche sono riservate al Ministero per i Beni e le Attività Culturali e ai soggetti autorizzati con atto di concessione. Il Ministero può ordinare l'occupazione temporanea degli immobili ove devono eseguirsi le ricerche.
    Il proprietario dell'immobile ha diritto ad un'indennità per l'occupazione, determinata secondo le modalità stabilite dalle disposizioni generali in materia di espropriazione per pubblica utilità.
    L'indennità può essere corrisposta in denaro o, a richiesta del proprietario, mediante rilascio delle cose ritrovate o di parte di esse, quando non interessino le raccolte dello Stato. Il Ministero può anche autorizzare, a richiesta, le regioni gli altri enti pubblici territoriali nonché ogni altro ente ed istituto pubblico ad effettuare l'espropriazione dichiarando la pubblica utilità ai fini dell'esproprio (Capo VII del Codice Espropriazione).

    L'accesso alle aree archeologiche è gratuito?
    L'accesso agli istituti e luoghi della cultura può essere gratuito o a pagamento. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali possono stipulare intese per coordinare l'accesso (per i singoli casi si veda la sezione Normativa nazionale).

    Quali sono le principali sanzioni per violazioni in materia di ricerche archeologiche?
    Secondo l'art. 175 del Codice è punito con l'arresto fino ad un anno e l'ammenda da euro 310 a euro 3.099:
    - chiunque esegue ricerche archeologiche o, in genere, opere per il ritrovamento di cose indicate all'art. 10 senza concessione, ovvero non osserva le prescrizioni date dall'amministrazione;
    - chiunque, essendovi tenuto, non denuncia nel termine prescritto dall'art. 90 comma 1, le cose indicate nell'art. 10 rinvenute fortuitamente o non provvede alla loro conservazione temporanea.
    Secondo l'art. 176 è punito con la reclusione fino a tre anni e con la multa da euro 31 a euro 516,50 chiunque si impossessa di beni culturali appartenenti allo Stato. La pena è della reclusione da uno a sei anni e della multa da euro 310 a euro 1.033 se il fatto è commesso da chi abbia ottenuto la concessione di ricerca prevista dall'art. 89. La pena applicabile è ridotta da uno a due terzi qualora il colpevole fornisca una collaborazione decisiva o comunque rilevante per il recupero dei beni illecitamente sottratto o trasferiti all'estero.
    Secondo l'art. 178 è punito con la reclusione da tre mesi a quattro anni e con la multa da euro 310 a euro 3.099:
    - chiunque, al fine di trarne profitto, contraffa, altera o riproduce un'opera di pittura, scultura o grafica, ovvero un oggetto di antichità o di interesse storico o archeologico;
    - chiunque, anche senza aver concorso nella contraffazione, alterazione o riproduzione, pone in commercio, o detiene per farne commercio, o introduce a questo fine nel territorio statale, o comunque pone in circolazione, come autentici, esemplari contraffatti, alterati o riprodotti;
    - chiunque, conoscendone la falsità, autentica opere o oggetti contraffatti, alterati o riprodotti;
    - chiunque, mediante altre dichiarazioni, perizie, pubblicazioni, apposizioni di timbri o etichette o con qualsiasi altro mezzo, accredita o contribuisce ad accreditare come autentici oggetti contraffatti, alterati o riprodotti conoscendone la falsità.

    Si possono fare foto nei Musei archeologici?
    Anche le norme rivolte a disciplinare questa materia sono contenute nel Codice, che detta alcune linee guida: gli artt. 107-109 riguardano i beni culturali di proprietà pubblica, che appartengono allo Stato, ai Comuni, alle Regioni e agli altri enti Pubblici territoriali, cui vanno ad aggiungersi quei beni di autore non più vivente e risalenti a oltre 50 anni fa che, pur appartenendo ai privati, sono stati dichiarati, in seguito a "verifica", d'interesse culturale. Via libera, dunque, per i frequentatori di musei d'arte contemporanea. Per chi frequenta "l'antico", invece, occorre distinguere le foto amatoriali (scattate da privati) da quelle professionali.
    Le prime sono soggette ad autorizzazione da parte del direttore del museo, ma non sono gravate da canoni di concessione. L'autorizzazione è da considerarsi implicita in mancanza di specifici segnali di divieto nelle sale, e deve considerare
    - lo stato di conservazione del reperto (valutazione discrezionale del direttore);
    - eventuali diritti d'autore;
    - eventuale presenza di una concessione, anche di un privato che abbia acquistato l'esclusiva sui diritti di riproduzione.
    In caso di divieto si può comunque chiedere esplicita autorizzazione individuale per eseguire gratuitamente riprese amatoriali.
    Per le foto professionali, invece, oltre all'autorizzazione è necessario pagare un canone per la concessione ed un'eventuale cauzione nel caso in cui, dall'attività del fotografo, possano potenzialmente derivare danni ai beni (art. 108 Canoni di concessione, corrispettivi di riproduzione, cauzione. )
     
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    AGGIORNAMENTO

    PARTE SECONDA - Beni culturali

    TITOLO I - Tutela

    Capo I - Oggetto della tutela

    Art. 10. Beni culturali

    1. Sono beni culturali le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente ed istituto pubblico e a persone giuridiche private senza fine di lucro, ivi compresi gli enti ecclesiastici civilmente riconosciuti, che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    2. Sono inoltre beni culturali:

    a) le raccolte di musei, pinacoteche, gallerie e altri luoghi espositivi dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
    b) gli archivi e i singoli documenti dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente ed istituto pubblico;
    c) le raccolte librarie delle biblioteche dello Stato, delle regioni, degli altri enti pubblici territoriali, nonché di ogni altro ente e istituto pubblico, ad eccezione delle raccolte che assolvono alle funzioni delle biblioteche indicate all'articolo 47, comma 2, del D.P.R. 24 luglio 1977, n. 616.
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006 poi dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    3. Sono altresì beni culturali, quando sia intervenuta la dichiarazione prevista dall’articolo 13:

    a) le cose immobili e mobili che presentano interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico particolarmente importante, appartenenti a soggetti diversi da quelli indicati al comma 1;
    b) gli archivi e i singoli documenti, appartenenti a privati, che rivestono interesse storico particolarmente importante;
    c) le raccolte librarie, appartenenti a privati, di eccezionale interesse culturale;
    d) le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose;
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)
    e) le collezioni o serie di oggetti, a chiunque appartenenti, che non siano ricomprese fra quelle indicate al comma 2 e che, per tradizione, fama e particolari caratteristiche ambientali, ovvero per rilevanza artistica, storica, archeologica, numismatica o etnoantropologica, rivestano come complesso un eccezionale interesse.
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006 poi dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    4. Sono comprese tra le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettera a):

    a) le cose che interessano la paleontologia, la preistoria e le primitive civiltà;
    b) le cose di interesse numismatico che, in rapporto all'epoca, alle tecniche e ai materiali di produzione, nonché al contesto di riferimento, abbiano carattere di rarità o di pregio;
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006 poi dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)
    c) i manoscritti, gli autografi, i carteggi, gli incunaboli, nonché i libri, le stampe e le incisioni, con relative matrici, aventi carattere di rarità e di pregio;
    d) le carte geografiche e gli spartiti musicali aventi carattere di rarità e di pregio;
    e) le fotografie, con relativi negativi e matrici, le pellicole cinematografiche ed i supporti audiovisivi in genere, aventi carattere di rarità e di pregio;
    f) le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico;
    g) le pubbliche piazze, vie, strade e altri spazi aperti urbani di interesse artistico o storico;
    h) i siti minerari di interesse storico od etnoantropologico;
    i) le navi e i galleggianti aventi interesse artistico, storico od etnoantropologico;
    l) le architetture rurali aventi interesse storico od etnoantropologico quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale.
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    5. Salvo quanto disposto dagli articoli 64 e 178, non sono soggette alla disciplina del presente Titolo le cose indicate al comma 1 e al comma 3, lettere a) ed e), che siano opera di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni.

    Art. 11 Cose oggetto di specifiche disposizioni di tutela

    1. Sono assoggettate alle disposizioni espressamente richiamate le seguenti tipologie di cose:
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    a) gli affreschi, gli stemmi, i graffiti, le lapidi, le iscrizioni, i tabernacoli ed altri elementi decorativi di edifici, esposti o non alla pubblica vista, di cui all’articolo 50, comma 1;
    (lettera così modificata dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)
    b) gli studi d’artista, di cui all’articolo 51;
    c) le aree pubbliche di cui all’articolo 52;
    d) le opere di pittura, di scultura, di grafica e qualsiasi oggetto d’arte di autore vivente o la cui esecuzione non risalga ad oltre cinquanta anni, a termini degli articoli 64 e 65;
    e) le opere dell’architettura contemporanea di particolare valore artistico, a termini dell’articolo 37;
    f) le fotografie, con relativi negativi e matrici, gli esemplari di opere cinematografiche, audiovisive o di sequenze di immagini in movimento, le documentazioni di manifestazioni, sonore o verbali, comunque realizzate, la cui produzione risalga ad oltre venticinque anni, a termini dell'articolo 65, comma 3, lettera c);
    g) i mezzi di trasporto aventi più di settantacinque anni, a termini degli articoli 65, comma 3, lettera c), e 67, comma 2;
    h) i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni, a termini dell’articolo 65, comma 3, lettera c);
    i) le vestigia individuate dalla vigente normativa in materia di tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale, di cui all’articolo 50, comma 2.

    1-bis. Per le cose di cui al comma 1, resta ferma l'applicabilità delle disposizioni di cui agli articoli 12 e 13, qualora sussistano i presupposti e le condizioni stabiliti dall'articolo 10.
    (comma introdotto dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    Art. 12. Verifica dell’interesse culturale

    1. Le cose immobili e mobili indicate all’articolo 10, comma 1, che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre cinquanta anni, sono sottoposte alle disposizioni della presente Parte fino a quando non sia stata effettuata la verifica di cui al comma 2.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    2. I competenti organi del Ministero, d’ufficio o su richiesta formulata dai soggetti cui le cose appartengono e corredata dai relativi dati conoscitivi, verificano la sussistenza dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico nelle cose di cui al comma 1, sulla base di indirizzi di carattere generale stabiliti dal Ministero medesimo al fine di assicurare uniformità di valutazione.

    3. Per i beni immobili dello Stato, la richiesta di cui al comma 2 è corredata da elenchi dei beni e dalle relative schede descrittive. I criteri per la predisposizione degli elenchi, le modalità di redazione delle schede descrittive e di trasmissione di elenchi e schede sono stabiliti con decreto del Ministero adottato di concerto con l’Agenzia del demanio e, per i beni immobili in uso all’amministrazione della difesa, anche con il concerto della competente direzione generale dei lavori e del demanio. Il Ministero fissa, con propri decreti, i criteri e le modalità per la predisposizione e la presentazione delle richieste di verifica, e della relativa documentazione conoscitiva, da parte degli altri soggetti di cui al comma 1.

    4. Qualora nelle cose sottoposte a verifica non sia stato riscontrato l’interesse di cui al comma 2, le cose medesime sono escluse dall’applicazione delle disposizioni del presente Titolo.

    5. Nel caso di verifica con esito negativo su cose appartenenti al demanio dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, la scheda contenente i relativi dati è trasmessa ai competenti uffici affinché ne dispongano la sdemanializzazione qualora, secondo le valutazioni dell’amministrazione interessata, non vi ostino altre ragioni di pubblico interesse.

    6. Le cose di cui al comma 4 e quelle di cui al comma 5 per le quali si sia proceduto alla sdemanializzazione sono liberamente alienabili, ai fini del presente codice.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    7. L’accertamento dell’interesse artistico, storico, archeologico o etnoantropologico, effettuato in conformità agli indirizzi generali di cui al comma 2, costituisce dichiarazione ai sensi dell’articolo 13 ed il relativo provvedimento è trascritto nei modi previsti dall’articolo 15, comma 2. I beni restano definitivamente sottoposti alle disposizioni del presente Titolo.

    8. Le schede descrittive degli immobili di proprietà dello Stato oggetto di verifica con esito positivo, integrate con il provvedimento di cui al comma 7, confluiscono in un archivio informatico, conservato presso il Ministero e accessibile al Ministero e all’Agenzia del demanio, per finalità di monitoraggio del patrimonio immobiliare e di programmazione degli interventi in funzione delle rispettive competenze istituzionali.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    9. Le disposizioni del presente articolo si applicano alle cose di cui al comma 1 anche qualora i soggetti cui esse appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica.

    10. Il procedimento di verifica si conclude entro centoventi giorni dal ricevimento della richiesta.
    (comma così sostituito dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    Art. 13. Dichiarazione dell’interesse culturale

    1. La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell’interesse richiesto dall’articolo 10, comma 3.

    2. La dichiarazione non è richiesta per i beni di cui all’articolo 10, comma 2. Tali beni rimangono sottoposti a tutela anche qualora i soggetti cui essi appartengono mutino in qualunque modo la loro natura giuridica.

    Art. 14. Procedimento di dichiarazione

    1. Il soprintendente avvia il procedimento per la dichiarazione dell’interesse culturale, anche su motivata richiesta della regione e di ogni altro ente territoriale interessato, dandone comunicazione al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo della cosa che ne forma oggetto.

    2. La comunicazione contiene gli elementi di identificazione e di valutazione della cosa risultanti dalle prime indagini, l’indicazione degli effetti previsti dal comma 4, nonché l’indicazione del termine, comunque non inferiore a trenta giorni, per la presentazione di eventuali osservazioni.

    3. Se il procedimento riguarda complessi immobiliari, la comunicazione è inviata anche al comune e alla città metropolitana.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    4. La comunicazione comporta l’applicazione, in via cautelare, delle disposizioni previste dal Capo II, dalla sezione I del Capo III e dalla sezione I del Capo IV del presente Titolo.

    5. Gli effetti indicati al comma 4 cessano alla scadenza del termine del procedimento di dichiarazione, che il Ministero stabilisce ai sensi delle vigenti disposizioni di legge in materia di procedimento amministrativo.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    6. La dichiarazione dell’interesse culturale è adottata dal Ministero.

    Art. 15. Notifica della dichiarazione

    1. La dichiarazione prevista dall’articolo 13 è notificata al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo della cosa che ne forma oggetto, tramite messo comunale o a mezzo posta raccomandata con avviso di ricevimento.

    2. Ove si tratti di cose soggette a pubblicità immobiliare o mobiliare, il provvedimento di dichiarazione è trascritto, su richiesta del soprintendente, nei relativi registri ed ha efficacia nei confronti di ogni successivo proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo.

    2-bis. Dei beni dichiarati il Ministero forma e conserva un apposito elenco, anche su supporto informatico.
    (comma introdotto dall'articolo 2 del d.lgs. n. 62 del 2008)

    Art. 16. Ricorso amministrativo avverso la dichiarazione

    1. Avverso il provvedimento conclusivo della verifica di cui all'articolo 12 o la dichiarazione di cui all’articolo 13 è ammesso ricorso al Ministero, per motivi di legittimità e di merito, entro trenta giorni dalla notifica della dichiarazione.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    2. La proposizione del ricorso comporta la sospensione degli effetti del provvedimento impugnato. Rimane ferma l’applicazione, in via cautelare, delle disposizioni previste dal Capo II, dalla sezione I del Capo III e dalla sezione I del Capo IV del presente Titolo.

    3. Il Ministero, sentito il competente organo consultivo, decide sul ricorso entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello stesso.

    4. Il Ministero, qualora accolga il ricorso, annulla o riforma l’atto impugnato.

    5. Si applicano le disposizioni del D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199.

    Art. 17. Catalogazione

    1. Il Ministero, con il concorso delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, assicura la catalogazione dei beni culturali e coordina le relative attività.

    2. Le procedure e le modalità di catalogazione sono stabilite con decreto ministeriale. A tal fine il Ministero, con il concorso delle regioni, individua e definisce metodologie comuni di raccolta, scambio, accesso ed elaborazione dei dati a livello nazionale e di integrazione in rete delle banche dati dello Stato, delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali.

    3. Il Ministero e le regioni, anche con la collaborazione delle università, concorrono alla definizione di programmi concernenti studi, ricerche ed iniziative scientifiche in tema di metodologie di catalogazione e inventariazione.

    4. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, con le modalità di cui al decreto ministeriale previsto al comma 2, curano la catalogazione dei beni culturali loro appartenenti e, previe intese con gli enti proprietari, degli altri beni culturali.

    5. I dati di cui al presente articolo affluiscono al catalogo nazionale dei beni culturali in ogni sua articolazione.
    (comma così modificato dall'articolo 2 del d.lgs. n. 156 del 2006)

    6. La consultazione dei dati concernenti le dichiarazioni emesse ai sensi dell’articolo 13 è disciplinata in modo da garantire la sicurezza dei beni e la tutela della riservatezza.
     
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